Se il principe diventa rospo, manuale per spose felici
7 Maggio 2011 Lascia un commento
di Agnese Malatesta
(ANSA) – ROMA, 6 MAG – Amore sì, ma non solo. Perché un matrimonio riesca e sia felice non basta il cuore, serve la testa. Ti ho sposato credendo fossi un principe, scopro che sei un rospo: si ritrovano a dire, o pensare, la maggior parte delle donne dopo anni dal fatidico sì. Ispirata alla metafora fiabesca, un libro tenta di dare qualche sostegno alle spose. ”Il rospo che c’é in lui” (sottotitolo: Manuale femminile di manutenzione della coppia, Ed. San Paolo, pagg. 194, 14 euro) di Elisabetta Tumbiolo, giornalista e scrittrice, fornisce pratici consigli ed avvertimenti anticrisi.
A cominciare dalla scelta dell’uomo (mai se tanto geloso o poco rispettoso) e dal periodo di fidanzamento (breve, comunque non oltre i due anni). Premessa: col tempo, la passione si affievolisce e alcuni difetti irrompono senza tolleranza. Se non si interviene e previene, l’amore piano piano finisce e si arriva al fallimento. Da non sottovalutare nella vita coniugale, quindi, i rapporti con la suocera (da non chiamare signora, evitare con lei scontri frontali, mai conviverci) o il benefico effetto di una tavola ben imbandita o di una cenetta gustosa, di un intimo “colorito” da indossare la sera o della dolcezza da usare quando lui ha la luna storta. Importantissimo: mai fare la lagna. Piccole (di certo faticose) accortezze, per contrastare i rischi di un insuccesso coniugale, che chiamano in causa – e di cui si deve far carico secondo Tumbiolo, quarantenne, sposata con quattro figli – la donna a partire dal periodo del fidanzamento. La premessa di un’unione che funziona è la scelta del ‘principe’. Ma attenzione: “essere innamorati – avverte – sentire il cuore che batte perché gli è parso di ‘annusare’ qualcosa di buono, non è garanzia del fatto che sia quella la persona giusta da amare. Spesso il cuore è un tiranno che inganna e schiavizza. Fa provare sentimenti fortissimi per persone che, in realtà, non è affatto conveniente amare”.
E’ utile vedere poi come lui si relaziona con la madre e con le altre donne: “sguardi maliziosi, apprezzamenti e approcci vari caratterizzano la personalità di un uomo immaturo e poco serio”. C’é un segnale che pone a favore dell’uomo da sposare: “l’uomo giusto saprà aspettare”, cosa? Il sesso. Quindi, niente rapporti prematrimoniali. “L’unione sessuale non è il preludio di un rapporto totalizzante ma ne è il coronamento”.
Ed ancora: “se sei rispettosa di te stessa e di colui che ami, aiuterai la sua natura maschile a dominarsi e sarai capace di risvegliare in lui dolci sensazioni, che scorrono su altri canali che non sono quelli dell’istinto sessuale”. Dopo la nascita dei figli, vanno ritagliati spazi per la coppia (“lui non viene dopo ma prima dei figli”); i momenti di intimità non vanno rifiutati ma ricercati. Serve complicità. Ma soprattutto dialogo fra coniugi: “é la linfa vitale che alimenta, sostiene e mantiene rigogliosa una relazione di coppia”. Quando non si parla e non si trasmettono emozioni cominciano le prime crepe. Sentirsi per telefono o via mail anche più volte al giorno è importante. Tutto condito dalla consapevolezza che la natura maschile e femminile sono diverse.
Bisogna “aprire l’intelligenza alla conoscenza della differenza” ed “impegnare la propria volontà”. La strada spesso è in salita ma la meta è ambita. Moglie e marito sono come i ciottoli di mare, si “levigano l’uno sull’altro addolcendone le forme, impreziosendone i tratti”.